Testimonianze ...

Testimonianza di Serena

Aver incontrato Matteo è stata per me una benedizione, in ogni momento passato insieme, nella gioia e nel dolore. Aveva doti rare: gentilezza, semplicità, allegria, coraggio, altruismo, la forte personalità, al contempo così sensibile; sono le doti che mi hanno più colpita. Sin dai primi incontri mi parlò della sua malattia, quasi volesse avvertirmi che il nostro sentimento avrebbe vissuto anche momenti difficili. Ma questo per me non incideva minima­mente sul forte sentimento che provavo per lui. Parlavamo di tanti argomenti, la scuola, gli amici, e non ci tiravamo indietro certo nel confrontarci sui temi come l’eutanasia, l’aborto e pro­blemi etici. Ogni conversazione ci faceva conoscere meglio e ci avvicinava sempre di più. Tanti ragazzi come noi trascorrono le serate saltando da un locale all’altro per far passare la serata, evitando accuratamente discorsi impegnativi, perché non fa “giovane”; noi non temevamo di apparire fuori moda, tant’è che il più allegro di tutti gli amici era proprio Matteo.

Parlavamo spesso della Fede Cristiana e di come si potesse vive­re un amore secondo i principi della Fede: “fondamentali sono l’amore ed il rispetto per l’altro, la fedeltà e il rapporto fisico vissuto con gradualità, attendendo il Matrimonio per vivere que­sta esperienza. Solo il Sacramento del Matrimonio sancisce la definitiva unione fra un uomo ed una donna, e solo da quel mo­mento si inizia un percorso di completa dedizione a partire dall’unione fisica.”

Si pensa che non capiterà mai niente di brutto nella vita, e che quindi è “pesante” pensare alle difficoltà ed al reciproco aiuto; invece per Matteo l’amore era occuparsi dell’amato, momento per momento, trasmettersi forza l’un l’altro, e condividere qual­siasi emozione: la felicità per una bella serata, o l’ansia per un lavoro difficile.

Matteo era il collante del nostro gruppo di amici: si occupava dei problemi di tutti, preoccupandosi sempre di tenerci tutti uniti. Ogni rapporto era unico e personale, così come i suoi consigli, offerti non come insegnamenti ma come doni.

A proposito di altruismo e coraggio, non di rado prendeva le difese dei propri amici, non esitando a schierarsi in prima persona contro prepotenti di vario genere che, a volte, infastidivano qualche ragaz­za del nostro gruppo.

La sua maturità, riconosciuta da tutti, era intrisa di valori cristiani che gli hanno conferito una forza straordinaria durante tutta la du­rata della sua malattia.

Sforzi, dolori e rinunce non hanno spento la grande energia che lo muoveva con entusiasmo in ogni attività cui si dedicava. Mai ha fat­to pesare la sua sofferenza: trasmetteva gioia con solo suo sorriso.

Fino agli ultimi giorni Matteo ha fatto progetti: si parlava di proba­bili viaggi, del suo desiderio di visitare Roma e San Pietro, dei suoi progetti per il futuro

Persino dopo gli ultimi interventi, al rientro della Germania, quando aveva perduto la funzionalità di due arti, la sua fiducia nel Signore era incrollabile, e nei momenti in cui la sofferenza si faceva sentire di meno, approntava disegni di suoi progetti energetico-industriali.

Era proprio un vulcano... Ho sempre visto Matteo come un esempio mitico, eroico, difficile da raggiungere, e quando glielo facevo nota­re, lui mi guardava divertito, e non credeva alle proprie orecchie.

La sua umiltà, unita alla semplicità, alla dolcezza, al coraggio e all’altruismo, ha caratterizzato ogni attimo della sua vita

Nelle ultime visite a Matteo, prima che entrasse nel torpore delle ultime settimane, manifestava tristezza percependo di lasciare quei momenti così cari ad entrambi, così intensamente pieni di speranza per il futuro.

Per me la storia con Matteo rappresenta un grandissimo momento della vita, stargli vicino nella gioia e nella sofferenza ha significato vivere pienamente, con grande intensità...

(S.B)

Testimonianza di Padre Antonino

Ho conosciuto Matteo ad un centro di ascolto durante la missione parrocchiale, non ricordo l'anno, nel 97-2000. Lessi un brano del Cap. 15 del Vangelo di Giovanni, poi chiesi a tutti i presenti che cosa ne pensassero del brano letto. Nessuno parlò, ma ad un certo punto un bambino, forse di 8-9 anni alzò la manina per poter par­lare. Io rimasi esterrefatto per quello che disse con una precisione micidiale sul brano del Vangelo appena letto.

Non ricordo se avesse fatto la 1° Comunione, però iniziò a venire da me a Confessarsi.

Le sue confessioni non erano di bambino ma di una persona più che adulta e matura nel campo spirituale. Quando si confessava mi guardava sempre negli occhi; mai che abbia abbassato la testa una volta sola. Ad ogni confessione lo invitavo a fare un passo avanti nella via spirituale e lui accettava, aderiva con entusiasmo. Fino a quando sono rimasto a Brindisi lui veniva settimanalmente a confessarsi, e ogni tanto, una volta che fui trasferito ad Alessa­no veniva con i suoi a trovarmi. I suoi genitori avvisavano sem­pre quando lo portavano in Germania ad operarsi.

Negli ultimi mesi della sua vita, ogni tanto andavo a trovarlo a casa sua. Anche li lo confessavo e gli portavo l'Eucaristia. Mai, dico mai, si è lamentato per la sua sofferenza; mai mi ha detto in confessione perché a me, perché questa sofferenza, che cosa ho fatto per meritarmi questa Croce!

Soffriva e offriva per riparare i peccati del mondo.

L'ultima volta che sono stato da lui, poco tempo prima che Gesù lo chiamasse, gli ho dato un piccolo pezzetto dell'Ostia Santa perché non poteva deglutire e riferire, ma l'ho confessato: io facevo le domande e lui mi rispondeva con gli occhi.

Nella mia vita di Sacerdote non ho mai incontrato un'anima così bella, pulita, amante della volontà di Gesù.

Matteo è stato per me un piccolo grande Martire dell'amore di Dio.

Per me sicuramente è andato subito nelle braccia di Gesù.  

Padre Antonino Colasanti

Testimonianza di Padre Damiano

MATTEO FARINA “Un cuore sacerdotale”

Mi piace interpretare i brevi ma intensi anni che Matteo ha vissuto in mezzo a noi come un atto oblativo-sacerdotale.

Era il giorno della Prima Comunione. Durante l’omelia parlavo con quegli angioletti vestiti di bianco intorno all’altare. Per sottolineare il gesto di amore che Gesù fa per noi nell’Eucaristia, la continuità del dono e la risposta accogliente che Gesù ci chiede di stare con lui, mi venne di domandare ai ragazzi se tra loro ci fosse qualcuno pronto a dire di “si” a Gesù se un giorno gli chiedesse di diventare servo dell’Eucaristia: vocazione sacerdotale.

Pronta la risposta di Matteo tra tutti: con la mano alzata: “SI”.

La cosa non ci sorprese tanto: era la risposta di un ragazzino entusia­sta nel giorno della Prima Comunione.

Ma quel “SI” portava lontano.

Fu così convinto e sincero che successivamente vidi con tanta gioia la convinzione e la continuità con cui Matteo saliva sull’altare per venire a servire la messa.

Un altro ricordo ... eucaristico di Matteo l’ho vissuto, insieme ai ge­nitori, nella cripta della chiesa. Spesso ci riunivamo nel silenzio e nel raccoglimento della cripta per la preghiera.

Durante l’adorazione del Santissimo una sera, Matteo piangeva. Era un pianto dolce, di sofferenza e di gioia.

Quando gli chiedemmo il motivo di quel pianto ci rispose che senti­va come una spada nel cuore a considerare l’amore di Gesù che si offre per noi.

Penso che con questi due piccoli gesti, Matteo abbia vissuto il suo “sacerdozio”.

Tutto quello che seguirà poi nella sua vita sarà come la conferma e la manifestazione di questo primo nucleo oblativo.

Padre Damiano Comes

Testimonianza di Fra Ruggiero D'Oronzo

Articolo pubblicato su L'Ora del Salento del 2 maggio 2009 nella rubrica:

"Da quanto tempo" curata da: Fra Ruggiero"

Venerdì scorso è morto un ragazzo di diciotto anni di nome Matteo. Un cancro al cervello, con il quale ha convissuto per quasi cinque anni, ha prevalso sulla sua giovane vita. Io ho conosciuto Matteo quando risiede­vo a Brindisi e poi, trasferitomi a Campi Salentina, l'ho seguito a distan­za attraverso le notizie che amici comuni mi portavano.

Matteo era un ragazzo eccezionale sia umanamente che spiritualmente. Sempre socievole, sorridente, ottimista e, allo stesso tempo, molto devo­to e pieno di fede. Non solo in coloro che gli erano più vicini (i genitori, la sorella e la fidanzata), ma anche in un grande numero di persone giovani e adulte ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile.

Domenica pomeriggio ho incontrato un gruppo di trenta ragazzi, amici di Matteo, e ho provato a consolarli con le parole della fede.

Infatti, non ci sono molte parole da dire su avvenimenti misteriosi come questo e che solo la fede può illuminare.

Ho invitato questi giovani a guardare a Cristo Risorto, il primo a tornare indietro dal cimitero, che ha reso possibile la cosa anche per noi. L'argomento sul quale ci siamo prevalentemente soffermati è stato quel­lo riguardante il nostro stato nella vita dopo la morte.

Cristo Risorto ci ha fatto capire che avremo ancora un corpo, il nostro stesso corpo, che tuttavia sarà un corpo diverso e migliore. San Paolo ci informa che mentre il nostro corpo terrestre si va disfacendo, si guasta, invecchia, si deteriora (nel caso di Matteo questo disfacimento è stato molto rapido), contemporaneamente viene costruito un corpo celeste e glorioso.

Questo "nuovo" corpo ci permetterà di fare cose straordinarie, come quelle che faceva Gesù Risorto: essere presente dovunque, avere una conoscenza infinita e i sensi illimitatamente estesi.

Potremo fare quello che oggi l'esperienza di navigare nella Rete, in qualche modo, ci ha fatto intravedere.

Nello spirito saremo connessi con tutti e, istantaneamente, avremo ac­cesso ai cuori e ai pensieri di tutti i nostri amici.

Allo stesso tempo sarà un corpo perfetto, sempre in forma, che compen­serà le mancanze del corpo terrestre.

Credo che i ragazzi che mi hanno ascoltato siano rimasti affascinati da una tale prospettiva e il dolore per la perdita del caro Matteo sia stato, in qualche modo, mitigato.

fra Ruggiero Doronzo.

Testimonianza di Fra Paolo Redavid

Guardando la foto di Matteo Farina stampata sul libricino delle sue preghiere / poesie ho questo pensiero, di getto, che vorrei trasmetter­vi: il sorriso della sua santità. Leon Bloy diceva: "Non c'è che una tristezza sulla terra il non essere santi abbastanza". Una frase di San Giovanni Bosco ai suoi ragazzi e tra questi c'era San Domenico Sa­vio: "Qui ci si fa santi con allegria".

La gioia di Matteo scaturiva dalla fedeltà alla sua coscienza di giova­ne cristiano.

Gesù ha detto: " Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena". (Gv.15,10-11)

I frati dell'Ave Maris Stella (Parrocchia di appartenenza di Matteo) lo hanno conosciuto nella partecipazione costante alla Santa Messa domenicale, nella recita comunitaria del Santo Rosario, nella Cele­brazione assidua del Sacramento della Confessione. Da tutto questo ne scaturiva una testimonianza interiore molto solare ma ordinaria nell'essere vero amico di Gesù.

Lui che è stato così vicino al Signore Crocifisso e Risorto è diventa­to nella quotidianità dei gesti e delle parole amico dei suoi coetanei e di tutti. Gesù nel Cenacolo ai discepoli, preannunciando la sua dipar­tita, ha detto: " In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e geme‑

rete ... Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambieràin gioia". (Gv.16,20).

C'è una tristezza incolmabile per la sua perdita, ma una gioia che è dono dello Spirito Santo che deriva dal buon esempio che ci ha lasciato. Noi che come Comunità Cristiana e società civile, sentiamo sempre più la difficoltà nell' assumere le nostre responsabilità fino in fondo e spes- so non sappiamo chiedere scusa dei nostri errori, dovremmo accogliere il buon esempio di Matteo.

I santi sono in mezzo a noi, se sappiamo guardare la realtà con una pro­fondità soprannaturale.

Come non ammirare la sopportazione del dolore al quale non permetteva di fermarlo nell'impegno dello studio che lui considerava un dovere da compiere sino in fondo nonostante tutto.

Matteo ha vissuto l'ideale di una vita senza peccato, ma anche lui è stato provato nella fede dalla sofferenza che alcune volte aveva delle manifestazioni inaspettate, ma era sempre abbracciato con serenità alla croce di Cristo.

Il suo pensiero costante da cui attingeva forza era il ricevere Gesù Eucarestia sino agli ultimi giorni.

La nostra fiducia nel Signore ha questo fondamento: "Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena". (Gv.16,24).

Gesù Risorto ha detto queste parole prima di salire al cielo e di es­sere glorificato, ora che Matteo - degno figlio di San Francesco e di San Pio - è in cielo a glorificare in eterno Dio, ci ottenga il dono di vivere la vita con la Sapienza che viene dall'Alto.

Che può significare quello che diceva Madre Teresa di Calcutta: "Fare cose ordinarie con amore straordinario, per la maggior Gloria di Dio".

Caro Matteo tu avevi un desiderio sincero e profondo di testimoniare sempre l'amore di Dio come la migliore realizzazione della propria vita.

Tu che ci hai esortato a seguire le vie del Padre buono, aiutaci, con l'intercessione della “ Madonnina ”, a farci santi sulla terra, cosi staremo tutti insieme in Paradiso.

Un tuo amico
Frà Paolo Redavid